Le prossime elezioni comunali: la voce degli amministratori

Tra qualche settimana poco più di 1000 comuni italiani saranno chiamati al voto per il rinnovo della Giunta Comunale e del Sindaco. Pur rappresentando solo una minima parte del complesso delle amministrazioni locali, gli esiti di queste elezioni saranno osservate con grande attenzione, sia perché si tratta delle prime consultazioni a un anno dall’insediamento di Renzi al Governo, sia perché si svolgeranno lo stesso giorno delle elezioni di alcune importanti Regioni (tra queste Liguria, Veneto, Campania, Puglia…).

Il prossimo election day rappresenta, dunque, un importante test decisivo per il Governo, che era già uscito indenne e forse rafforzato dal primo appuntamento elettorale post- insediamento (le elezioni europee del maggio 2014); ma è pur vero che in quel caso erano passati solo pochi mesi dalla sua presa in carica.

In questo scenario, Pepe Research ha effettuato un’indagine presso i  Sindaci e Consiglieri dei Comuni con più di 30.000 abitanti chiamati al voto alle elezioni amministrative di questa primavera, con l’obiettivo di rilevare quali sono  le aspettative degli amministratori rispetto alle prossime elezioni. Lo studio, pur rappresentando solo uno sguardo di taglio qualitativo (hanno partecipato all’indagine 78 amministratori), ha comunque fornito spunti e risultati molto interessanti.

Gli amministratori in parte sono scettici rispetto al coinvolgimento dei propri concittadini alle prossime consultazioni elettorali: solo 1 amministratore  su 2 crede che ci sia un effettivo interesse verso la politica locale tra la gente del luogo.

Ma quando arriva il giorno delle elezioni del proprio Comune, alla fine poi si va a votare… Almeno così la pensano gli amministratori, che alla richiesta di stimare la percentuale di astensionismo per le prossime elezioni, hanno risposto in gran parte tra il 30% e il 40%, range tra percentuali non proprio basse, ma comunque abbastanza vicine alle quote di astensionismo che si registrano in media alle elezioni comunali. Vi è inoltre anche un 46% di intervistati che stima un astensione inferiore al 30%, risultato ben lontano dalle recentissime elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria dove la protagonista assoluta è stata la scarsa affluenza, che si è attestata a circa il 40%, con città come Bologna con solo il 33% di votanti (leggendole sembrerebbero più % di astensione che di affluenza…).

Se sull’affluenza gli amministratori non sembrano essere particolarmente pessimisti, sui risultati veri e propri gli stessi si rivelano molto più cauti, quasi “scaramantici”.

1 consigliere su 2 dichiara di essere incerto sul risultato elettorale del proprio comune. Se a ciò si aggiunge un 16% di intervistati che ritiene l’esito al momento imprevedibile, emerge che più o meno solo un terzo degli amministratori considera il risultato delle elezioni cittadine piuttosto scontato. Tale incertezza potrebbe essere un elemento, forse, per “invogliare” maggiormente i cittadini a recarsi alle urne, perché se il risultato fosse effettivamente così in bilico ciascuno potrebbe essere davvero determinante per l’esito delle elezioni.

Al di là delle previsioni personali, in realtà, come in qualsiasi elezione, anche in quelle comunali, per avere più chance nel guadagnarsi  un esito favorevole risulta spesso, ma non sempre, decisiva la scelta dei candidati.

Anche gli amministratori, quindi, danno importanza a questo aspetto, e fa specie che proprio tra i consiglieri, di entrambi i gruppi di maggioranza e minoranza, per le prossime elezioni comunali ci sia il desiderio di annoverare candidati nuovi, anche nel proprio schieramento. Solo 1 intervistato su 4, invece, vorrebbe che la propria area politica scegliesse i prossimi candidati cercando di dare continuità con l’amministrazione passata.

Questa voglia di rinnovamento e cambiamento può essere una leva di comunicazione molto efficace, che tanto ha portato fortuna in passato in altre elezioni, come ad esempio all’ascesa di Matteo Renzi.

Ma come scegliere i candidati? Con le Primarie? Il ricorso alle elezioni primarie, è sempre più frequente nel nostro Paese. Tuttavia gli amministratori locali sembrano in realtà combattuti su questo tema: il campione si spacca più o meno a metà tra favorevoli e contrari ad un eventuale utilizzo di questa forma di competizione nel proprio Comune.

Al di là dello strumento auspicato per individuare il candidato sindaco del proprio schieramento politico locale, lo studio ha voluto concentrarsi su quali fossero le caratteristiche considerate dai politici locali come “ideali” per un aspirante sindaco della città. Nessun dubbio, in questo caso, sulle origini: la maggioranza assoluta degli intervistati ritiene che è importante che il Sindaco sia nato o abbia vissuto a lungo nella città che dovrà governare.

Solo 1 amministrazione su 5 non considera così fondamentale la provenienza territoriale, per essere un buon amministratore della città: ci sono per questi, evidentemente, requisiti ben più importanti del solo fatto di essere radicati nel territorio.

Più incertezza, invece, rispetto all’esperienza politica o professionale del Sindaco. 

Il campione su questo punto, infatti, si divide in due: chi considera il successo professionale come un buon indicatore delle potenzialità di un candidato come governatore, e chi al contrario, punta maggiormente all’esperienza politica. Un dato da leggere con curiosità, se si pensa che l’opinione giunge proprio da chi da almeno 4 anni è impegnato nella politica locale.

Dallo studio sono emersi, quindi, spunti molto interessanti, tra questi in particolare la grande incertezza rispetto ai risultati futuri: essendo rilevata tra amministratori locali, un target quindi “dentro la politica”, ci spinge a guardare alle prossime elezioni comunali e regionali con ulteriore curiosità.

 

(Aprile 2015)