Osteoporosi: Conoscenza della malattia e consapevolezza dei fattori di rischio

Nell’ambito della campagna di comunicazione «Stop Alle Fratture», promossa da alcune società scientifiche esperte sul tema dell’osteoporosi – (SIOMMMS, SIOT, SIR, ORTOMED, e GISOOS), le associazioni sostenitrici affiancate da Weber Shandwick hanno deciso di attivare con Pepe Research una importante indagine* sulle donne in età a rischio (> 50 anni) per rilevare quanto è diffusa la consapevolezza dell’esistenza di questa malattia, dei rimedi che possono essere utilizzati e delle strutture a cui è possibile  rivolgersi.

Dalla ricerca è subito emerso che l’osteoporosi è una patologia molto conosciuta, ma spesso solo superficialmente : 1 donna a rischio su 5 dichiara infatti di non conoscerne bene il significato.

Nonostante ciò è diffusa la percezione che si tratti di una malattia seria: ad essa, su una scala da 1 a 10, è attribuito un livello medio di gravità superiore all’8, che cresce ulteriormente tra chi dichiara di conoscerla bene.

Ben 3 donne su 10 dichiarano di avere un “vicinanza” diretta con la patologia per esperienza personale o per la presenza di familiari affetti.

Nel nostro Paese, effettivamente,  si verificano ogni anno oltre 80.000 fratture di femore per fragilità ossea da osteoporosi, con una netta prevalenza (72%) nelle donne (fonte: www.stopallefatture.it). Tra gli anziani le fratture da fragilità ossea sono una delle principali cause di mortalità.

Dal sondaggio emerge, fortunatamente, che la maggior parte delle donne over 50, in caso di dolori post caduta, valuterebbe seriamente  il rischio di fratture e si recherebbe immediatamente a farsi controllare. Ma quasi 1 su 4 sarebbe più propensa a temporeggiare, prima di ricorrere ad un parere medico. La familiarità con casi di fratture ricorrenti e una percezione più alta della gravità dell’osteoporosi risultano fattori incentivanti ad una visita tempestiva.

La maggior parte delle intervistate percepisce la frattura come seriamente invalidante anche nella gestione della propria vita quotidiana: entrare e uscire da casa, svolgere le faccende domestiche, fare la spesa, trovare un supporto per tutte queste attività… vengono percepiti come elementi potenzialmente molto problematici. Ad essere più allarmate su questi fronti sono soprattutto le meno giovani, ma anche chi ha una storia di familiari affetti da fratture ricorrenti ed ha probabilmente ben presente le ricadute che una frattura può avere sulla gestione della propria vita quotidiana.

Tuttavia,  tra le donne intervistate non sembra essere immediata l’associazione tra  una frattura e la nascita di un sospetto di fragilità ossea: solo un terzo del campione considererebbe la possibilità di fare degli accertamenti dopo una frattura. Diffusi invece atteggiamenti arrendevoli o fatalisti. In caso di frattura, infatti,  solo un terzo delle over 50 avrebbe un atteggiamento reattivo, considerando una valutazione clinica della situazione; mentre la maggioranza relativa (42%) tenderebbe ad essere arrendevole attribuendo alla propria disattenzione e passata giovinezza la «colpa» dell’accaduto. 3 su 10 inoltre non darebbero peso all’evento perché «può capitare».

Ma quali elementi favoriscono lo sviluppo dell’osteoporosi? E’ abbastanza diffusa la consapevolezza della menopausa precoce come fattore di rischio, ma solo una quota risicatissima  valuta la presenza di familiari affetti dalla patologia o l’esistenza di una storia di fratture pregresse come elementi di allarme, quando invece risultano essere i fattori principali. E’ evidente, in questo caso, la presenza di un deficit informativo abbastanza rilevante tra le donne in target a rischio.

Dalla ricerca emerge infine, che se il medico di base rimane per la maggior parte delle intervistate il punto di riferimento da cui farsi consigliare e indirizzare in caso di sospetto di osteoporosi, a patologia conclamata, la maggior parte delle intervistate si appoggerebbe al consulto di uno specialista e al supporto dei farmaci consigliati; mentre una quota più contenuta si «metterebbe in gioco» con strategie di prevenzione quale una ginnastica per irrobustire la muscolatura, la riduzione degli ostacoli «rischiosi» nella propria abitazione o l’uso di un bastone.

La percezione di serietà/gravità dell’osteoporosi e la presenza di un atteggiamento «reattivo» sembrano favorire la propensione a prendersi seriamente carico del problema anche appoggiandosi ad un centro specializzato.

I risultati della ricerca sono stati ampiamente ripresi da riviste specializzate del settore e da quotidiani nazionali. Per saperne di più sulla ricerca e sulla campagna “Stop alle Fratture” si invita a consultare il link www.stopallefratture.it.

*Nota: indagine realizzata a maggio 2014 via CATI (telephone  interview) su tutto il territorio nazionale  ad un campione di 400 donne tra i 50 e i 79 anni, rappresentativo dell’universo di riferimento per classi di età e area geografica.

 

Ottobre 2014